Ho seguito in prima persona lo sciopero studentesco internazionale per il Clima del 15 marzo 2019 nella città di Feltre. A un mese di distanza ho ancora in mente la salita della manifestazione per Via Mezzaterra, i cartelloni colorati fatti con materiale riciclabile, la musica a tutto volume, gli slogan distorti urlati con microfoni gracchianti e impianti audio di fortuna montati su una vecchia utilitaria borbottante, molto poco environmental friendly a dire il vero!
I ragazzi sorridenti e un po’ intimoriti per aver saltato la scuola: “Pensa che il Prof. di Scienze ha addirittura messo il compito in classe questa mattina?”, “Ma chi? Davvero?”, “Certo che con tutti i giorni dell’anno proprio oggi?”, “Sembra quasi che l’abbia fatto apposta per non far venire i ragazzi!”. In effetti non ci sono i professori del Liceo, la scuola che frequentavo dieci anni fa, che pensavo di salutare in piazza. “Questi ragazzi hanno bisogno di trovarsi, di sentirsi parte di qualcosa, non hanno più niente in cui credere, non ci sono più dei princìpi a cui aggrapparsi nella società di oggi e questa lotta è importante per loro, per tutti noi!” mi dice Cristina, mamma e Prof. della Rocca che invece è molto combattiva e difende sia i princìpi sia il ruolo pedagogico della manifestazione/sciopero. Concordo pienamente. Ci ho pensato per un mese e continuo a pensarci: è stato un vero autogol della Scuola il non aver supportato e accompagnato gli studenti nello sciopero. In primo luogo perché le domande del movimento “Fridays For Future” sono legittime: perché dobbiamo andare a scuola a studiare per il nostro futuro, se il futuro ce lo stanno distruggendo? Perché dovremmo credere nell’educazione se i governi di tutto il mondo attuano politiche che sono in contrasto con le opinioni delle persone più “educate”?
La Scuola ha l’obbligo di aiutare i ragazzi a rispondere a queste domande, a sostenere e coltivare il loro senso critico, a sviluppare il Logos delle loro argomentazioni, a svelare le regole sottili del Pathos e a conoscere il potere dell’Ethos e del Kairos[1]. Conosci il nemico, conosci te stesso[2]. I ragazzi devono poter rafforzare con la Conoscenza la loro fiducia individuale altrimenti cercheranno e aderiranno ad una fiducia collettiva preconfezionata e saranno in balia di una sovrastruttura pericolosa per loro stessi e per gli altri[3]. È nel trovare il tempo di ragionare attorno a queste domande scomode che la Scuola fa la differenza nell’educazione. A cosa serve infatti la Scuola se non a portare alla Maturità? A rendere i ragazzi dei cittadini consapevoli, capaci di esprimersi e di portare un contributo, si spera edificante, al mondo? Cittadini con un proprio individuale senso critico, che prima di schierarsi a favore o contro un’ipotesi hanno imparato a valutare caso per caso, a ragionare con la propria testa e a formulare teorie generali per mezzo di un metodo di osservazione scientifico e di onestà intellettuale[4], persone che diffidano della Verità! Solo da questa forte coscienza individuale può nascere, emergere dal caos, una manifestazione collettiva forte, uno sciopero appunto, e anche questo fa parte dell’educazione che la Scuola deve difendere, anche se in contrasto di opinione. In quali organizzazioni sociali non è previsto lo sciopero? Ecco… per l’appunto. Cerchiamo quindi di educare severamente i nostri figli, cittadini di domani, dando loro accesso ai Saperi di cui avranno assoluto bisogno per superare le enormi sfide del futuro. Ma ricordiamoci che le nostre regole non sono la Verità e le manifestazioni, gli scioperi, sono il mezzo che serve a noi per ricordarcelo e l’unico modo che i giovani hanno per imparare che possono cambiare il loro presente, nel bene e nel male.
Ascoltiamoli. Nessuno dei ragazzi mette seriamente in dubbio il ruolo della Conoscenza o sostiene che andare a scuola sia inutile. L’intento di queste domande è smascherare il gioco degli adulti. Questo può darci fastidio perché abbiamo aderito al mondo degli adulti e interrompere questa narrazione non ci fa sentire bene, ma ne abbiamo bisogno quanto i giovani: questo disinteresse per l’ecosistema è la cosa più imbecille che sia mai stata sperimentata dalla nostra specie[5].
[1] Aristotele, Dialettica. [2] Sun Tzu, L’arte della guerra. [3] Anna Arendt, Le origini del Totalitarismo. [4] Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. [5] https://www.ipcc.ch/sr15/