Lo sguardo oltre il cielo
Nel 1610 Galileo Galilei dà alle stampe il Sidereus Nuncius, un trattato di astronomia nelle cui poche pagine espone i risultati delle osservazioni condotte con il nuovo strumento da lui inventato: il telescopio. Il trattato, uno tra i primi a presentare in forma scientifica gli esiti di una ricerca, inizia con uno studio sulla Luna dove Galilei dimostra, attraverso l’osservazione delle ombre, che la superficie lunare non è affatto liscia e levigata ma “scabra e ineguale, e allo stesso modo della faccia della Terra, presentasi ricoperta in ogni parte di grandi prominenze, di profonde valli e di anfratti”. Il testo continua con una trattazione inerente le stelle fisse della Via Lattea in cui lo scienziato va a dimostrare che queste sono ben più numerose di quanto siano quelle visibili a occhio nudo, dilatando in tal modo le dimensioni del cosmo fino a limiti prima impensabili. Infine vengono descritte quattro stelle mobili mai prima osservate, i quattro satelliti di Giove: Io, Europa, Ganimede e Callisto. La scoperta è così sensazionale da spingere lo stesso Galilei a nominare i quattro satelliti come Astri Medicei, in onore del Serenissimo Granduca di Toscana Cosimo II De’ Medici, suo mecenate.
Con questa scoperta Galilei dà il definitivo colpo di coda all’antropocentrismo dando avvio a secoli di investigazioni sull’universo e sulla possibilità di andare oltre confini del nostro cielo. Dopo più di quattro secoli l’uomo ha fatto enormi passi avanti in questa direzione, arrivando a mettere piede sulla Luna, a spedire sonde e telescopi nello spazio e a scoprire miliardi di stelle e pianeti che ruotano attorno a esse. Il cielo è diventato la nuova frontiera dell’umanità: l’uomo traccia nel cielo rotte aree, sfrutta la forza dei venti e, sfidando la gravità, costruisce edifici sempre più alti che si stagliano sull’orizzonte; l’atmosfera è diventata il ricettacolo di tutti i nostri scarti e così l’uomo si spinge oltre i suoi limiti per cercare nuove terre e nuovi mondi da abitare.
E questa spinta in altezza si fa sempre più forte mano a mano che la “coscienza planetaria” descritta da Gilles Clement in L’alternativa Ambiente (Quodlibet, 2015) va rafforzandosi, mettendo l’umanità di fronte al degrado e al declino che l’uso inconsapevole del nostro pianeta Terra sta provocando. Dopo secoli di guerre e battaglie per il dominio della terra l’umanità sta scoprendo che il vero nemico da cui difendersi è dentro di lei, che il nostro passato non è stato poi tanto glorioso quanto ci raccontano le stelle con i loro appellativi e che il futuro che ci aspetta è incerto. L’umanità ora comincia a chiedersi come porre fine a questo conflitto tra uomo e natura, e così alza gli occhi al cielo e tende l’orecchio, alla ricerca di una flebile risposta che forse, per dirla alla Bob Dylan, sta già “soffiando nel vento”.
Emilio
“How many times must a man look up before he can see the sky? […]
The answer, my friend, is blowin’ in the wind”
Bob Dylan, Blowin’ in the wind, The Freewheelin’ Bob Dylan, 1962
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